Nell’articolo precedente “Cose ci illudiamo ci portino la felicità“, abbiamo visto come le cose che solitamente perseguiamo non ci fanno felici (soldi, buon lavoro, buoni voti, matrimonio).
Perché?
Lo abbiamo spiegato in un altro articolo – “Perché ci sbagliamo su cosa (e quanto) ci piacerà nel futuro“. Si tratta di alcuni “scherzi” che la nostra mente ci fa (senza cattive intenzioni, pero, eh?:-). In psicologhese, questi scherzi si chiamano bias, e ne abbiamo individuato quattro: 1) l’intuizione spesso sbaglia; 2) la nostra mente pensa in termini relativi; 3) la nostra mente si abitua alle cose; 4) non ci rendiamo conto che la nostra mente si abitua alle cose.
Nell’articolo di oggi voglio proporvi delle strategie per affrontare il bias n.3: “la nostra mente si abitua alle cose”. Come abbiamo visto negli articoli sopra citati, ci abituiamo al matrimonio, all’avere soldi, all’ avere cose eccezionali o un buon lavoro, persino anche ad aver raggiunto un bel traguardo (come per esempio essere ammessi ad una prestigiosa università), tanto da perdere l’entusiasmo.

Per contrastare l’adattamento (l’abituarsi) ad avere cose eccezionali, la strategia che possiamo usare è smettere di investire principalmente su COSE , perché l’acquisto di cose una volta fatto finisce lì, è un processo statico, ma investire in ESPERIENZE (come per esempio vacanze, musei, uscire a mangiare fuori, ma anche altro). Anche semplicemente pensare alle esperienze in anticipo ci porta un po’ di felicità. Sembra infatti che alle esperienze non ci adattiamo. In più, quando raccontiamo le esperienze, risoniamo di più con la persona che ascolta, la quale ci attribuisce più caratteristiche positive, rispetto al racconto di quello che abbiamo acquistato (secondo una ricerca di Van Boven et al, 2000). Le esperienze sono anche meno paragonabili a quelle degli altri (così contrasta anche il bias n. 2), essendo soggettive (Howell&Hill, 2009).
Per contrastare adattamento /l’abituarsi alle altre cose che magari abbiamo raggiunto (matrimonio, avere soldi, avere un buon lavoro, successo), possiamo affidarci al savoring (assaporare l’esperienza), oppure usare la visualizzazione negativa, vivere il giorno di oggi come se fosse l’ultimo e sperimentare la gratitudine. Vediamole una per una:
Il savoring (assaporare l’esperienza)
Il savoring significa uscire dall’esperienza stessa per rivederla e apprezzarla e così ci permette di conoscere e gioiredi più quella esperienza, di prestale attenzione e di uscire dal processo di abituarsi e dare per scontate le cose. Jose et al (2012) hanno individuato degli atteggiamenti che aumentano la riuscita di un buon savoring: parlare a qualcuno di quanto bene ci siamo sentiti in una esperienza, condividere l’esperienza con qualcuno, provare gratitudine per l’esperienza che stiamo facendo, pensare che dopo condivideremo questa esperienza raccontandola agli altri, esprimere fisicamente l’entusiasmo dell’esperienza (saltare, ecc), ridere, dire a se stessi quanto si è fieri, pensare solo al presente. Atteggiamenti invece che diminuiscono la riuscita del savoring: pensare che l’esperienza finirà subito, focalizzarsi sul futuro, dirsi che non si è cosi bravi come si sperava, ricordarsi che niente dura per sempre, pensare che non staro mai cosi bene come adesso, pensare a modi in cui l’esperienza potrebbe essere meglio, dirsi di non meritare questa bella esperienza.

Secondo un esperimento di Lyubomirsky et al (2006), anche ricordare dei bei momenti in maniera abituale e “assaporare” questa memoria aiuta ad accrescere la felicità. In particolare, alle persone è stato chiesto di rivivere una memoria bella 8 minuti al giorno per 3 volte a settimana. Dopo 4 settimane è stato misurato un aumento delle emozioni piacevoli.
La visualizzazione negativa
Consiste nell’immaginare e scrivere come sarebbe stata la nostra vita se non fosse andata così come è andata: per esempio, come sarebbe stato non aver incontrato il nostro partner, come sarebbe stato non andare all’università, non conoscere alcune persone, non aver fatto alcune amicizie, ecc. Si tratta di un esercizio molto potente che, nonostante potrebbe sembrare banale, ci fa uscire dallo stato di adattamento alla situazione attuale, facendocela vedere con più freschezza.
Vivi questo giorno come se fosse l’ultimo
Certo, l’idea non è focalizzarsi sul fatto che domani non ci sarai più, ma magari pensare che le cose che hai, fai e sei potrebbero finire domani. Questo fa risalire gli aspetti positivi di quello che stiamo per perdere e non sarà dato per scontato.
La gratitudine
La gratitudine è la capacità di apprezzare quello che si ha/è.
Secondo una ricerca di Emmons et al (2003), scrivere 5 cose di cui siamo grati, una volta a settimana, porta punteggi migliori di benessere rispetto ai gruppi a cui veniva chiesto di raccontare lamentele o eventi generici. In particolare hanno rilevato una migliore percezione della vita in generale, del futuro, una diminuzione dei sintomi fisici e un aumento del tempo dedicato all’esercizio fisico.
Ancora, esprimere la gratitudine a qualcuno, verbalmente o attraverso una lettera, come nell’esperimento di Seligman et al (2005), porta ad un aumento della felicità, che perdura per ben 3 mesi.
Della gratitudine ho parlato anche in questo articolo sulla rivista State of mind: “Si può incrementare la felicità con dei semplici esercizi?”
Bibliografia
Emmons (2008), Thanks! The New Science of Gratitude Can Make You Happier.
Emmons et al. (2003). Counting blessings versus burdens: An experimental investigation of gratitude and subjective well-being in daily life. Journal of personality and social psychology, 84(2), 377.
Laurie Santos, The science of wellbeing, https://www.coursera.org/learn/the-science-of-well-being.
Jose et al. (2012). Does savoring increase happiness? A daily diary study. The Journal of Positive Psychology, 7(3), 176-187
Lyubomirsky et al. (2006). The costs and benefits of writing, talking, and thinking about life’s triumphs and defeats. Journal of personality and social psychology, 90(4), 692.
Boven et al. (2010). Stigmatizing materialism: On stereotypes and impressions of materialistic and experiential pursuits. Personality and Social Psychology Bulletin, 36(4), 551–563.
Howell & Hill (2009). The mediators of experiential purchases: Determining the impact of psychological needs satisfaction and social comparison. The Journal of Positive Psychology, 4(6), 511-522.
Seligman et al. (2005). Positive Psychology Progress: Empirical Validation of Interventions. American Psychologist, 60(5):410-21