La poesia, come l’arte in generale, ha il vantaggio di arrivare con una certa immediatezza al dunque, a stimolare certi intuiti, a piantare, a volte, semi, anche lì dove il terreno sembra arrido. Non so se basta l’arte per cambiare, ma di certo può aprire delle porte importanti nel processo di guarigione.
Oggi mi è capitata tra le mani sia una poesia che un quadro che parlano del cambiamento. Ho pensato che sarebbe bello condividerle con voi, nella speranza che sia una delle porte di cui parlavo prima.
Il quadro si chiama “Metamorfosi” ed è dell’artista Gabriela Badea.

La poesia si chiama “Autobiografia in cinque brevi capitoli” di Portia Nelson. Se potessi cambiare qualcosa sarebbe la parola colpa, che sostituirei con responsabilità:
I
Cammino per la strada.
C’è una profonda buca nel marciapiede.
Ci cado.
Sono persa… Sono impotente.
Non è colpa mia.
Ci vorrà un’eternità per trovare come uscirne.
II
Cammino per la stessa strada.
C’è una profonda buca nel marciapiede.
Fingo di non vederla.
Ci ricado.
Non riesco a credere di essere in quello stesso posto.
Ma non è colpa mia.
Ci vuole ancora molto tempo per uscirne.
III
Cammino per la strada.
C’è una profonda buca nel marciapiede.
Vedo che c’è.
Ci cado ancora… è un’abitudine.
I miei occhi sono aperti.
So dove sono.
È colpa mia.
Ne esco immediatamente.
IV
Cammino per la strada.
C’è una profonda buca nel marciapiede.
La aggiro.
V
Cammino per un’altra strada.
La poesia l’ho trovata in un libro di analisi transazionale che io amo tanto per la diversità e per gli aspetti pratici di cui è ricco: Stewart I., Joines, V. (1987). L’analisi transazionale. Guida alla psicologia dei rapporti umani. Milano: Garzanti, 2000.