Come nell’economia familiare, in cui spendiamo parte degli introiti per vivere, altri per sanare debiti del passato e, se c’è possibilità, risparmiamo qualcosa per il futuro, anche nell’economia psichica abbiamo bisogno di un equilibrio del genere: spendere energia psichica per il qui ed ora, che ci permette di vivere a pieno quello che c’è, dedicare del tempo per elaborare questioni passate e investire anche tempo per il futuro. Uno squilibrio in questo tipo di bilancio psichico ci può portare a dei problemi:

- stare troppo nel passato rimuginando o lamentandosi oppure vittimizzandosi non ha certo dei benefici, se non solo quello di rimanere dove stavamo e non stavamo bene. Questo toglie spazio prezioso al presente, alla possibile riparazione e crescita, al costruire il futuro. Il passato può essere però utile per comprendere come siamo arrivati ad essere così oggi, quali dinamiche ci muovono ancora come allora, cosa possiamo imparare o cosa abbiamo imparato, cosa vogliamo di diverso, cosa ci è rimasto aperto, quale copione abbiamo costruito e mettiamo in scena ancora oggi (in termini di analisi transazionale) e altro ancora. Un percorso terapeutico può aiutare a mettere il passato a servizio del presente e del futuro.
- sbilanciarci solo verso il presente ci può precludere una struttura, una continuità, una progettualità, una stabilità – tutti elementi di cui abbiamo solitamente bisogno per non sentirci in balia al vento e per saperci collocare, a buon bisogno, su un itinerario, purché flessibile, della vita.
- stare troppo nel futuro è come stare in una continua incognita, barcollando nel buio e con la pretesa di vedere. A me sembra una continua frustrazione, e non a caso si associa a stati ansiosi. E poi, quando viviamo?
La vita alla fine è come un viaggio, in cui è molto d’aiuto sapere da dove si parte e dove si vuole arrivare, avendo punti di riferimento (come per esempio i valori) vivendo, concedendoci e accogliendo le sorprese del percorso, con libertà e protezione quanto basta, in modo amorevole.