Di Yalom avevo sentito parlare solo qualche anno fa, da una collega che riportava dei brani, e mi ha subito incuriosita. Ai tempi lessi “La cura Schopenhauer“, tutta d’un fiato, per non dire che in libreria sfogliai vari suoi libri che ho messo in lista di lettura, come per esempio “Il senso della vita” oppure “Guarire d’amore“.
“Diventare se stessi” è un libro autobiografico dello psicoterapeuta e psichiatra Irvin Yalom. Per me come psicoterapeuta ma anche come persona, così come – penso – anche per i lettori non di professione – è interessante seguire Yalom nel suo lato umano, nelle sue esperienze, dall’ideazione alla realizzazione delle idee, rimanendo testimoni sia delle sue vulnerabilità che dei suoi pregi.
La lettura è scorrevole e piacevole e invita e riflettere insieme all’autore sulle varie situazioni di vita, scelte e persone.
Assistiamo alle riflessioni verso la sua famiglia di origine, al percorso di studi fino all’affermazione professionale, alla vita matrimoniale, ai viaggi, alle domande esistenziali e filosofiche, ai suoi interessi verso la psicologia di gruppo che vengono concretizzati sia nel lavoro con i gruppi in vari contesti, ma anche con la scrittura di un manuale: “>Teoria e pratica della psicoterapia di gruppo.
Alcuni brani raccontano con semplicità incontri con alcuni personaggi come per esempio Victor Frankl, il famoso psicoterapeuta sopravvissuto al lager di concentramento e autori di diversi libri.
Scopriamo inoltre dettagli preziosi dal retroscena della scrittura, info sul processo creativo dell’autore, come quando racconta come scrive il romanzo “Le lacrime di Nietzsche”:
“So che molti scrittori delineano per prima cosa una traccia dettagliata all’opera, ma io relego il lavoro al mio inconscio e permetto ai personaggi e agli eventi di evolversi organicamente sul palcoscenico della mia mente, e poi mi limito a registrare e affinare il tutto.”
Yalom rivela anche importanti informazioni circa il modo in cui pensa e fa psicoterapia. Nel parlare del suo romanzo “Sul lettino di Freud”, egli afferma:
“Nel corso della mia pratica professionale mi sforzo sempre di avere un incontro autentico con il mio paziente, tanto nella terapia individuale che in quella di gruppo. Tendo a essere attivo, personalmente coinvolto, e spesso mi concentro sul qui-e-ora”: è raro che una seduta trascorra senza che io m’informi sulla nostra relazione. M quanto del proprio io reale dovrebbe essere rivelato dal terapeuta? La questione vitale della sua trasparenza, dibattuta accanitamente nel nostro settore di studio, viene analizzata, esaminata e portata al limite estremo in questo romanzo comico”
Sempre rispetto alla psicoterapia:
“In terapia la forza del cambiamento non è un’intuizione intellettuale, non è un’interpretazione, non è una catarsi, m è, invece, un incontro profondo e autentico tra due persone.”
Troviamo parole preziose anche per descrivere il lavoro di psicoterapeuta:
“… il nostro lavoro ci dà l’opportunità di trascendere noi stessi e affrontare la conoscenza vera e tragica della condizione umana. M ci viene offerto offerto persino di più. Diventiamo esploratori immersi nella più grandiosa delle ricerche: lo sviluppo e la manutenzione della mente umana. Mano nella mano con i nostri pazienti, assaporiamo il piacere della scoperta, dell’esperienza stupefacente in cui frammenti disparati di idee all’improvviso si compongono senza difficoltà in un tutto coerente. A volte mi sento come una guida che stia scortando gli altri attraverso le stanze della loro casa. Che piacere osservarli aprire le porte di stanze nelle quali non erano mai entrati e scoprire zone mai aperte, piene di pezzi magnifici e creativi della loro identità.”
Non mi rimane che augurarvi buona lettura e magari fattemi sapere nei commenti cosa ne pensate del libro. 🙂