“Se fossimo disposti ad assumere consapevolezza dell’illusorietà di certe nostre pretese, la delusione si trasformerebbe disillusione, che è esperienza diversa. La disillusione, come qui la intendiamo, porta al depotenziamento della paura di soffrire e a un proporzionale aumento della capacità di gioire: ci si abbandona con più fiducia e pazienza alle alterne vicende della vita. Non si vede più in esse il segno di una maledizione personale ma il mistero di qualcosa di più vasto che non può andare interamente secondo i nostri piani ne può rispondere al nostro pieno controllo. Prendere dimora in questa consapevolezza che le cose non possono sempre andare come avevamo previsto e il contrario esatto del percorrere infinite volte l’impervio e tortuoso sentiero indicatoci dare il nostro illusioni. Nel caso della relazione interpersonale queste due modalità di rapportarsi alle proprie aspettative, la prima fondata sul senso di realtà, la seconda sull’illusione, determinano una rilevante differenza qualitativa della relazione stessa. Quando, infatti, il suo svolgimento e inibito e ovunque frenato dal nostro calcolo su come la relazione dovrebbe fondersì, su come l’altro dovrebbe comportarsi e su come noi stessi dovremmo essere, non ci troviamo più al cospetto di una vera relazione con un altro essere. Siamo, al contrario, e per l’ennesima volta, alle prese con i nostri fantasmi. La vita con tutta la sua imprevedibilità esce di scena per lasciare spazio alla rappresentazione, privata e angusta, che di essa abbiamo costruito: facilmente il partner subisce la parabola di questo sogno per cui da pilastro e idolo impeccabile diventa noia e delusione. L’altro diventa colpevole per non averci dato abbastanza, ma noi non chiedevamo forse qualcosa di impossibile?”
Aldo Carotenuto ( 1991), Amare tradire, Milano: Tascabili Bompiani